Spesso le adolescenti si sottopongono a diete rigidissime ed a digiuni prolungati configurando quadri clinici ricondicibili all’anoressia.
Altri soggetti anche contemporaneamente all’anoressia si alimentano in maniera eccessiva e compulsiva (bulimia) per poi allontanare tale cibo con il vomito indotto e/o con uso smodato di lassativi .
Questi disturbi del comportamento alimentare sono aumentati
Questi disturbi del comportamento alimentare, rari fino agli anni ’50, sono aumentati in maniera considerevole.
Più della metà delle anoressie evolve in genere verso la bulimia e la maggior parte dei casi di bulimia sono stati in precedenza casi di anoressia conclamata o parziale. L’1-2% della popolazione (essenzialmente femminile), tra i 10 e i 30 anni soffre di anoressia e/o bulimia.
E’ possibile che fattori genetici possano favorire le condizioni ambientali.
I criteri diagnostici delineati
I criteri diagnostici, delineati dalla quarta edizione del “Diagnostic and statistical manual of mental disorders (DSM) sono i seguenti:
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- Perdita di peso e rifiuto di mantere il peso corporeo al livello minimo normale per l’età e la statura;
- Disturbi nel modo di sentire il proprio peso e negazione della gravità della perdita di peso;
- Paura di aumentare di peso, pur essendo sottopeso;
- Amenorrea (o perdita della libido nei maschi).
Quando sono presenti questi disordini alimentari devono essere affrontati con decisione da uno staff medico-psicologico esperto di tali condizioni.
Indicazioni da seguire
Possiamo a riguardo consigliare ai genitori alcune indicazioni comportamentali di massima:
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- i genitori devono evitare di litigare e di contraddirsi;
- pretendere che il paziente si sieda a tavola con gli altri o impedire che il soggetto bulimico svuoti il frigorifero;
- mantenere gli impegni sociali e contatti con il mondo esterno;
- non derogare dalle regole e dai principi educativi in famiglia;
- non trattare la paziente diversamente dagli altri figli;
- continuare a fare i genitori, con fermezza e coerenza.
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Il medico dovrà pertanto individuare le famiglie a rischio per consigliare, quando necessario, un trattamento psicologico familiare unitamente alla dietoterapia.
dal libro Pitzalis G, Lucibello: Il cibo istruzioni per l’uso. Franco Angeli editore