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Disturbi alimentari e somatoformi – dismorfobie

dismorfobie

A cura di Giorgio Pitzalis


Adolescenza: che pazienza!

L’adolescenza, sul piano psicologico è definita come un’epoca di lutto, un periodo di continuo destrutturarsi e nuovo strutturarsi dell’identità, con il problema del lutto per il corpo infantilmente vissuto.
Il corpo diventa, quindi, il luogo e lo specchio di questo processo in evoluzione sia per l’accrescimento somatico che, sopratutto, per il manifestarsi e il definirsi delle caratteristiche sessuali secondarie (pubertà).

Adolescenza: Coping (“fare fronte”)

  • Coping centrato sul problema (la fiducia in se stesso comporta organizzare un’azione e cercare un aiuto specifico)
  • Coping puramente emozionale (arrabbiarsi, piangere)
  • Coping non adattativo (Abbandono, disperazione, fuga, perdere tempo, stare male)

Pubertà: inizio

  • Femmina: il primo segno è il telarca (stadio Breast2 di Tanner): 8-13 aa (media 11 anni). Dopo 6 mesi (11,5 anni) compare il pubarca. Il completamento puberale avviene 4-5 anni dopo.
  • Maschio: il primo evento è l’aumento dei testicoli (>4 ml): 10-14 aa (media 11,5 anni). Il completamento puberale avviene 4,5-5 anni dopo.

Adolescenza – Età del menarca

L’età del menarca, che negli ultimi 100 anni ha mostrato un’anticipazione di 4 mesi ogni decade, negli ultimi 20 anni è stabile sia negli USA che in molti paesi europei.
Attualmente è in Italia 12-12,6 anni.
Il menarca compare quando lo scatto puberale tende ad esaurirsi.
L’assenza di ovulazione giustifica l’elevata percentuale di cicli irregolari nei primi 2-4 anni dopo il menarca.

Pubertà: fisiologia

Maschi

  • Picco di velocità di crescita: 14,9 aa (12,3-15,5)
  • Spermarca: 13,4 aa (11,7-15,3)
  • Arresto staturale: 17,5 + 2 aa.

Femmine

  • Picco di velocità di crescita: 12,2 aa (10,2-14,2) (durante l’anno che precede il menarca; in seguito la crescita è in media 4-6 cm)
  • Arresto staturale: 15,5 + 2 aa.

La pubertà è, senza dubbio, un momento di discontinuità nello sviluppo del bambini/a.

L’età puberale viene considerata solitamente quella che va dai 9 anni agli 11 anni; ovviamente, l’età di inizio è molto variabile e dipende da molti fattori, tra cui:

  • l’ereditarietà
  • i fattori ambientali (la nutrizione, lo stato generale di salute, condizioni geografiche e climatiche)

Una delle caratteristiche essenziali della pubertà è costituita dal fatto che essa si accompagna inevitabilmente a marcati cambiamenti fisici nell’individuo.

Questi mutamenti marcati, possono presentare caratteristiche diverse nei maschi e nelle femmine.

Nei ragazzi accade che le loro spalle si allargano, aumentano il loro tessuto muscolare, tendano a perdere peso. Di contro, nelle ragazze ad ingrassare, e sopratutto, ad accumulare adipe nei fianchi.
Di contro nelle ragazze, a causa del rallentamento della velocità della crescita, tendono ad ingrassare, e soprattutto ad accumulare adipe nei fianchi.

La conseguenza (non banale!) di tutto ciò è che i machi sono generalmente molto contenti di quello che gli sta succedendo, mentre le femmine no.

Il perché è facilmente immaginabile: nella nostra società le ragazze inseguono il mito della magrezza. La pubertà è invece per loro associata ad una tendenza inesorabile ed ingrassare; il vedersi grasse (sopratutto rispetto ai canoni che la società ci impone) si associa molto spesso ad una percezione negativa di sé e del proprio corpo e questo comporta, molto spesso, l’inizio di diete severe.

Distorsione dello schema corporeo?
Molti ragazzi tendono a far confluire tutte le proprie ansie sull’aspetto fisico in trasformazione:
Il peso (spesso ritenuto eccessivo per le femmine), o l’altezza nei maschi (fonte di preoccupazione perché considerata inferiore alla media), il viso, la forma del naso, le dimensioni del pene o del seno, diventano improvvisamente fonti di disagio e preoccupazione.

Talora possono sfociare anche in condotto patologiche (dismorfofobia, anoressia).

La dismorfofobia ovvero la “non-malattia”.

Cos’è una Dismorfobia?

Il termine dismorfofobia compare per la prima volta nel 1886 sul Bollettino dell’Accademia delle Scienze Mediche di Genova, per indicare “una sensazione soggettiva di deformità o di difetto fisico, per la quale il paziente ritiene di essere notato dagli altri, nonostante il suo aspetto rientri nei limiti della norma”.

Gli studi sulla “dismorfofobia” (un disturbo così comune che è da considerare come il raffreddore dei problemi psicologici) hanno rivelato che i soggetti interessati valutano correttamente l’aspetto delle persone che le circondano ma non il proprio.
In poche parole una ragazza con questo problema, valuta con facilità se un’amica sia troppo magra o al contrario sovrappeso. E si esprime con obiettività, rispetto a canoni estetici da applicare alle altre coetanee che vede per strada. Invece quando osserva la sua immagine riflessa allo specchio… si sbaglia.

Dismorfofobie e disturbi dell’alimentazione

I disturbi dell’alimentazione possono essere secondari alla dismorfofobia come conseguenza di un’alternata percezione del corpo.

È possibile ipotizzare due diversi “percorsi” che associano l’anoressia nervosa al dismorfismo. Da un lato è infatti ragionevole pensare che l’anoressia sia una conseguenza del dismorfismo, come tentativo di controllare il proprio peso corporeo al fine di rendere il corpo adeguato al proprio ideale. Dall’altro lato è possibile ipotizzare il percorso diametralmente opposto, ovvero della dismorfofobia come conseguenza dell’anoressia. Oggi la dismorfofobia è comunque considerata un “criterio diagnostico” dell’anoressia nervosa.

Anoressia: criteri diagnostici,
“Diagnostic and statistical manual of mental disorders (DSM-IV) 1994

2 età a rischio: 14 e 18 anni:

  • Perdita di peso e rifiuto di mantenere il peso corporeo al livello minimo normale per l’età e la statura
  • Disturbi nel modo di sentire il proprio peso e negazione della gravità della perdita di peso
  • Paura di aumentare di peso, pur essendo sottopeso
  • Amenorrea (o perdita della libido nei maschi)

Sottotipo restrittivo
Sottotipo bulimico

ANORESSIA

Il rapporto madre-figlia è molto importante.

Spesso infatti nella storia si possono incontrare madri intrusive e limitanti, che hanno rinunciato alle loro ambizioni personali per dedicarsi ai figli e che agiscono su quest’ultimi un controllo tale da non permettere loro una naturale acquisizione di autonomia ed una adeguata percezione della propria identità “in fieri”.

Molte persone sono insoddisfatte del loro aspetto fisico, e ovviamente questo di per sé non rappresenta un sintomo di interesse psichiatrico.

La semplice insoddisfazione per il proprio aspetto, diviene patologica quando i pazienti dismorfofobici ritengono che gli altri siano consapevoli della loro deformità fino al punto che l’ansia e la preoccupazione portano ad un disturbo della funzionalità sociale. L’intera vita del paziente può essere sconvolta fino ad arrivare ad un isolamento sociale estremo e, in rari casi, a suicidi o tentati suicidi.

“La preoccupazione è cosi’ esclusivamente concentrata su un aspetto del corpo, vissuto come deformato, ripugnante, inaccettabile e ridicolo, che l’intera esistenza di un individuo è dominata da questa preoccupazione e nient’altro ha più significato “.
(Jahrreiss , Ipocondria della bellezza – 1930)

La dismorfofobia negli adolescenti

La dismorfofobia è alla base di intensi sentimenti di ansia e di inferiorità, non sempre compresi dal mondo adulto.

Questa paura tipica degli adolescenti di ogni epoca viene oggi esasperata dalle immagini diffuse dai media, con le quali i giovani sono inevitabilmente costretti a confrontarsi, con il risultato pressoché scontato di risultare perdenti.

Questo senso di confitta, dal quale l’adolescente non sa difendersi, influisce grandemente sull’autostima. L’unica difesa messa in atto dai ragazzi è quella di conformarsi sempre più al gruppo che frequentano, alle immagini che più vanno di moda, ai propri idoli.

E cosi che il peso, la statura, il sedere, la pancia, le cosce, il seno diventano oggetto, tutti insieme o singolarmente, delle ossessive attenzioni, della ragazza che sin da giovanissima aspira oggi a entrare nel mondo colorato della moda e dello spettacolo.

Da qui nascono le esigenze di controllare il peso, da cui poi insorgono comportamenti anoressici. Grandi sofferenze può inoltre provocare la comparsa dell’acne.

Nella maggior parte degli studi epidemiologici negli ultimi tempi si è notato un aumento della frequenza dei disturbi del comportamento alimentare tra gli studenti, sia delle scuole medie inferiori che superiori.

A seconda dei diversi studi la frequenza varia tra il 2 ed il 10%, dipendendo dal tipo di popolazione studiata e dai criteri diagnostici utilizzati, questo ha fatto si, che si sia parlato di una “epidemia sociale moderna” a proposito di anoressia e bulimia, e si siano fatte le ipotesi piu’ disparate per giustificare questo sviluppo.

È chiaro che i ricercatori si sono dedicati allo studio di questa popolazione, in quanto risulta maggiormente affetta da queste patologie, ed e’ contemporaneamente la maggiormente influenzabile dalle mode e dagli atteggiamenti culturali dei mass media, sentendo su di se in modo pesante la pressione dei fortissimi condizionamenti pubblicitari, che l’industria alimentare e non, riversa su di loro.

Da queste considerazioni deriva un importante problema di politica sanitaria, ed e’ decidere se eventuali forme di educazione alimentare o di semplice formazione di base sulla nutrizione, migliorano il comportamento alimentare di queste popolazioni, e diminuiscono l’incidenza e la prevalenza di anoressia e bulimia

Alcuni studi concordano con percentuali vicine al 7% di ragazze tra i 17 e i 19 anni con BMI <17 e percentuali del 16% tra i 17 e i 21 anni con BMI<19, le percentuali relative ai maschi sono invece decisamente inferiori; ma nonostante questi indici, indichino magrezze che sconfinano nel patologico, contemporaneamente, la popolazione femminile della stessa eta’, presenta desiderio di dimagrire in percentuali intorno al 20%, e percentuali che raggiungono quasi il 25%, per quanto riguarda l’insoddisfazione generica nei confronti del proprio aspetto fisico.

Alcuni lavori francesi che utilizzavano il Body Shape Questionnaire (per valutare l’immagine corporea), hanno rilevato tra le ragazze giovani una scontentezza rispetto alla loro immagine corporea pari al 20%.
Questo fatto, legato al desiderio di dimagrire per la gran parte della popolazione giovanile femminile, nonostante la presenza di un peso corretto, puo’ far sospettare un acritico adeguamento a modelli sociali prestabiliti, ed una fragilita’ psicologica inquietante, al punto che, questa potrebbe legarsi fortemente alla genesi di problemi sull’immagine corporea (dismorfofobia), e di conseguenza, partecipare con meccanismi riflessi allo sviluppo dei disordini del comportamento alimentare.

L’adolescenza – l’ambulatorio

  • Statimetro
  • bilancia
  • orchimetro di Prader
  • scheda dei centili
  • centili della pressione
  • AMA e AFA braccio
  • BMI

La prima intensa moltiplicazione cellulare si verifica negli ultimi mesi di vita intrauterina, cosicché alla nascita il neonato possiede circa cinque miliardi di adiposità (10-15% della massa corporea totale). Nel corso del primo anno di vita il loro numero resta stabile, mentre ne aumenta il volume; cosicché la percentuale di tessuto adiposo sale al 25-30% della massa corporea totale alla fine del primo anno. L’accrescimento volumetrico è tale che a quest’età le dimensioni degli adiposità raggiungono già i valori dell’adulto.

Dai due anni di età il tessuto adiposo si espande progressivamente fino alla pubertà per un lento aumento numerico degli adiposità; questo raggiunge i quindici miliardi in epoca prepubere (un bambino obeso può averne già anche 85 miliardi), quando scatta un terzo picco di proliferazione che si conclude con un numero totale fra i 20 e i 40 miliardi.

Il periodo fetale, i primi due anni di vita e l’adolescenza sono dunque i periodi maggiormente a rischio per lo sviluppo di un’eventuale futura obesità, in quanto una volta verificatasi l’iperplasia (aumento del numero delle cellule), non è poi possibile sopprimere lo “stimolo della fame” prodotto da tali cellule.

Principali errori alimentari:

  • Prima colazione frettolosa o assente
  • seconda colazione del mattino abbondante
  • pranzo spesso incompleto
  • merenda a base di cibi “industriali”
  • cena preparata in fretta o addirittura basata su formaggi e salumi.

Inoltre:

  • meno pasti assunti negli orari canonici al domicilio, più “snack” consumati senza soluzione di continuità durante la giornata a scuola, al lavoro o nei locali pubblici
  • ricerca di alimenti a ridotto contenuto lipidico (carni magre, alimenti “light”, diminuzione dei grassi da condimento)
  • riduzione dell’assunzione di cereali, dei legumi, e della frutta fresca.
  • Elevato consumo di dolciumi, “snack”, barrette, “soft-drink”, hamburger, etc.

Cosa, quando e quanto mangiare?

Adolescenza e fabbisogno nutrizionale

La dieta fisiologica prevede che il 12-15% delle calorie sia fornito dalle proteine, il 25-30% circa dai lipidi e il 55-60% circa dai carboidrati.

  • La percentuale dei lipidi dovrebbe essere suddivisa in : 10% acidi grassi saturi, 7-8% polinsaturi e 12-13% monoinsaturi.
  • L’apporto di colesterolo non deve superare i 100 mg/1000 kcal.

Quante calorie?
I seguenti valori medi tengono conto, inoltre, di una modica attività fisica e di un moderato dispendio energetico durante l’attività lavorativa.

CONSUMO INDICATIVO QUOTIDIANO DEGLI ALIMENTI DELL’ADOLESCENTE E DELL’ADULTO

Errori alimentari degli adolescenti

  • La prima colazione è di frequente “dimenticata”
  • Il latte è spesso precocemente abolito e sostituito da bevande gasate e zuccherate (Ca – , P +).
  • Eccesso di proteine animali, grassi saturi e sodio.

Fast food o Fat Food?

” Imprigionato dentro ogni uomo (e bambino) grasso c’è un uomo magro che lancia appelli disperati perché lo facciano uscire. ” (C. Connolly)


INDICE *

  1. Il peso ideale e la composizione corporea;
  2. Bisogni nutrizionali ed alimenti (Calorie, acqua, proteine, carboidrati, fibre alimentari, lipidi, vitamine, minerali);
  3. Gli alimenti dalla A alla Z;
  4. Le Linee Guida, i Gruppi, le Piramidi e le Porzioni alimentari;
  5. Educazione alimentare per adulti e bambini (quante calorie assumere, cosa mangiare, quante volte mangiare e come dividere i pasti, quanto mangiare, colazione del mattino, spuntino del mattino e merenda del pomeriggio, pranzo e cena);
  6. L’alimentazione tra fisiologia e patologia;
  7. Il cibo e la psiche;
  8. Indice analitico generale;
  9. Indice analitico degli alimenti industriali.

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