Negli ultimi trenta anni, il tasso di mortalità per obesità in Italia è aumentato di oltre diciassette volte. A certificare questo risultato è uno studio realizzato dal Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute dell’Istituto Superiore di Sanità di Roma.
La ricerca è stata pubblicata sul Bollettino Epidemiologico Nazionale (Ben). A farne le spese maggiormente le donne povere del Centro e del Sud.
In Italia, dal 1980 al 2009, il tasso standardizzato di mortalità per obesità è cresciuto da 0,074 a 1,239, mostrando un incremento di 17,6 volte.
Le regioni con numero di decessi per obesità maggiori sono:
- Lazio,
- Abruzzo,
- Molise,
- Campania
- Sicilia.
I valori significativamente più bassi sono registrati:
- in Piemonte,
- Lombardia,
- Trentino-Alto Adige,
- Veneto,
- Toscana
- Marche.
Il rischio di mortalità per obesità cresce significativamente all’interno della popolazione considerata deprivata o molto deprivata che ha rispettivamente un eccesso di rischio del 47% e del 57% rispetto alla popolazione molto agiata.
La distribuzione per genere evidenzia un rischio significativamente superiore nelle donne. Allo studio hanno partecipato diversi ricercatori dell’Iss tra cui Giada Minelli, Valerio Manno, Valentina Minardi e Flavia Lucia Lombardo.
“L’analisi dei singoli certificati di decesso – spiegano gli autori – evidenzia come l’obesità, oltre a essere una causa di morte, è presente come comorbidità in numerose patologie, tra cui quelle già note in letteratura, quali il diabete e le malattie cardiache.
Risultano eccessi di mortalità anche per cause respiratorie, mentre sono in difetto le patologie tumorali.
Quest’ultimo dato, in contrasto con la letteratura internazionale, potrebbe derivare dal fatto che un’obesità grave come quella rilevata dal certificato di decesso porta a una mortalità più precoce (come dimostra lo studio) e aumenta la frequenza di cause di decesso non neoplastiche, in quanto le neoplasie sono correlate all’avanzare dell’età”.