Roma, 20 feb. (Adnkronos Salute)
Cala l’obesità infantile in Italia, ma la situazione resta ancora grave. Dal 2008 a oggi è infatti in diminuzione il numero dei bambini di 8-9 anni in ‘carne’, ma il nostro Paese resta però ai primi posti d’Europa per il sovrappeso e l’obesità infantile, con il 32,3% dei piccoli extralarge.
E’ la fotografia scattata nel 2012 dal sistema di sorveglianza ‘Okkio alla Salute’, promosso dal Ministero della Salute e dal Ccm (Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie), nell’ambito del programma strategico ‘Guadagnare salute – Rendere facili le scelte salutari‘, illustrata oggi a Roma.
La rilevazione
A carattere biennale ed è alla terza edizione, ha coinvolto 46.492 bambini appartenenti a 2.623 classi terze della scuola primaria.
Dai dati 2012 risulta che il 22,1% dei bambini di 8-9 anni è in sovrappeso rispetto al 23,2% del 2008/09 (-1,1%) e il 10,2% in condizioni di obesità, mentre nel 2008/09 lo era il 12% (-1,8%). Complessivamente, dunque, nel 2012 l’eccesso ponderale riguarda il 32,3% dei bambini della terza elementare (-2,9% rispetto alla prima rilevazione).
Le percentuali più elevate di sovrappeso e obesità si riscontrano nelle regioni del Centro-Sud: in Abruzzo, Molise, Campania, Puglia e Basilicata l’eccesso ponderale riguarda più del 40% del campione. Sardegna, Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige sono sotto il 25%.
L’educazione alimentare resta cruciale
Risultano infatti ancora troppo frequenti tra i bambini le abitudini che possono favorire l’aumento di peso, specie se concomitanti.
In particolare:
- il 9% dei bambini salta la prima colazione;
- il 31% fa una colazione non adeguata (ossia sbilanciata in termini di carboidrati e proteine);
- il 67% fa una merenda di metà mattina troppo abbondante;
- il 21% dei genitori dichiara che i propri figli non consumano quotidianamente frutta e/o verdura;
- il 43% consuma abitualmente bevande zuccherate e/o gassate.
Sovrappeso, obesità e stili di vita non salutari rappresentano una sfida rilevante per la sanità pubblica.
In particolare, la loro diffusione tra i bambini è preoccupante in quanto predittori di future condizioni di salute sfavorevoli, considerando l’attuale quadro epidemiologico caratterizzato dall’alta prevalenza delle malattie cronico-degenerative.