La storia della Pediatria

La storia della Pediatria

La scuola pediatrica italiana
a cura di: Dott. Antonio Semprini (pediatra)

Dopo il vanto di avere dato i natali al primo incunabolo pediatrico con Paolo Bagellardo verso la fine del XV secolo e al primo vero trattato di pediatria con Gerolamo Mercuriale circa un secolo dopo, gli studi in favore delle malattie infantili languirono diventando tributari delle altre nazioni europee.
Anche se la prima scuola europea di pediatria fu fondata in Firenze nel 1802, la sua vita fu di così breve durata e la sua fama così effimera, che la sua realtà riveste oggi solo un valore storico- documentario.

Bisogna attendere oltre 80 anni dalla fondazione della Scuola pediatrica fiorentina, prima di vedere nascere, in un Italia ormai unita, una cattedra per l’insegnamento della pediatria.

Il merito spetta a Dante Cervesato (1850-1905), di Rovigo, il quale, dopo avere fatto le sue esperienze in campo pediatrico come allievo del Wiederhofer a Vienna, tornato a Padova, dove si era laureato, riuscì con personali sacrifici ad allestire una piccola Clinica Pediatrica nella quale ricevette nel 1889 l’incarico come ordinario di Pediatria.

Spetta perciò a Padova e al prof. Dante Cervesato la palma della prima cattedra universitaria di pediatria. Da Padova Cervesato nel 1900 passò a Bologna per iniziare anche lì l’insegnamento di questa materia.

In quella sede , peraltro modestissima, Cervesato riuscì a creare una fiorente Scuola pediatrica con studi sulla tetania, la tubercolosi infantile, le affezioni emorragiche neonatali, l’appendicite, i tumori intestinali, la cirrosi epatica, la poliomielite.
Fu condirettore con Francesco Fede della rivista “La Pediatria”. A Padova gli era successo il prezioso collaboratore Vitale Tedeschi ( 1854-1919), di Trieste.

Ma il massimo esponente della Pediatria italiana delle origini, anche se cronologicamente non il primo, va considerato Francesco Fede (1832-1913), nativo del Sannio, che, laureatosi a Napoli, dedicò i suoi primi studi alle ricerche istologiche e fisiologiche, mettendosi all’avanguardia in territorio nazionale per quei tempi, fino a fondare il Museo anatomo-patologico nel nosocomio degli Incurabili.

Entrato in Parlamento nel 1890, si battè a fondo a favore dell’insegnamento della Pediatria in tutte le università italiane, rendendone obbligatorio l’insegnamento, esaltandone l’importanza non solo dal punto di vista scientifico ma anche sociale.

La Scuola fondata da lui a Napoli che aveva come sede angusti ambienti nel corpo dell’Ospedale Gesù e Maria ebbe il suo inizio nel 1887.

Nel 1904 l’Istituto divenne ospite della Clinica Ostetrica. Importanti i suoi studi sull’anemia splenica, sulla nefrite, sulla malattia di Parrot (atrepsia), sul rachitismo congenito. Fu socio fondatore e presidente della Società Italiana di Pediatria e nel 1893 fondò il periodico “ La Pediatria”.

Luigi Concetti (1855-1920)

Di Viterbo. fu colui che introdusse la Pediatria come corso libero nell’Università di Roma nel 1897. Nel 1881 fu nominato comprimario della Sala Alessandrina dell’Ospedale Alessandrino in Sassia, che disponeva di un piccolo reparto infantile.

Nel 1897 apriva un ambulatorio pediatrico in un modesto ambiente della Clinica Chirurgica ove teneva lezioni agli studenti di medicina, sempre molto affollate.
L’anno successivo riusciva ad aprire una sezione pediatrica presso l’Ospedale di S.Spirito dotata di 10 lettini per divezzi e due culle per lattanti al seno, cui si aggiungevano un ambulatorio ed un laboratorio di analisi.

Nel 1906 avvenne il trasferimento al Policlinico Umberto I ove rimase fino al 1922, anno in cui l’Istituto ebbe una sede propria, quella attuale, di cui però Concetti non ebbe la soddisfazione di vedere il compimento perchè morì due anni prima. Concetti ebbe una ricca produzione scientifica.

Fu attento studioso della difterite in tutti suoi aspetti, clinico, batteriologico e epidemiologico. Tra i primi in Italia eseguì la sieroterapia antidifterica.

Fu tra i primi anche a studiare la meningite cerebrospinale epidemica e le altre forme di meningite, propugnando ed eseguendo personalmente la puntura lombare nei bambini, tecnica molto temuta ed eseguita con trepidazione anche da valenti chirurghi.

Avviò importanti studi sulla malaria e sulle ghiandole a secrezione interna, sviluppando importanti studi soprattutto sull’ipertiroidismo infantile. Non trascurò gli aspetti sociali della pediatria avviando la riforma dei brefotrofi e stimolando la creazione di opere di assistenza materno infantile.

Promosse il primo Congresso della Società Italiana di Pediatria di cui fu Socio fondatore e poi presidente nel 1903. Fondò nel 1904 la “Rivista di Clinica Pediatrica” insieme a Giuseppe Mya.

Giuseppe Mya (1857-1911)

Di Torino, fu chiamato nel 1891 a Firenze alla Cattedra di Patologia Medica con l’incarico della Clinica Pediatrica, ottenendone l’ordinariato nel 1900.

Spaziò in ogni campo della patologia infantile, legando il suo nome al “ reticolo del Mya” che è quella sorta di tela di ragno dovuta ad un sottile coagulo di fibrina che si forma nel liquor dei malati di meningite tubercolare, ma anche all’idrocefalo congenito famigliare (malattia di Mya), e al megacolon congenito (malattia di Battini-Mya-Hirschprung).

Fu membro della Società Tedesca di Pediatria diventando condirettore con Czerny del periodico tedesco della specialità.
Nel 1901 Mya riuscì a trasferire gli angusti locali del suo Istituto dall’Ospedale della Maternità all’ospedale infantile Anna Mayer che il marchese di Montagliani aveva fondato nel 1887 in memoria della moglie.

Moriva a soli 54 anni nel 1911 senza riuscire a pubblicare in un trattato la somma delle sue esperienze che andava riordinando. Tredici anni dopo la sua morte l’Ospedale Mayer di Firenze veniva occupato intieramente dalla Clinica pediatrica diventando Ospedale specializzato.

Fu dal solco tracciato da questi maestri che fiorì e si sviluppò la Scuola pediatrica italiana nel corso del XX secolo.

Nel corso del XX secolo diedero lustro alla pediatria Italiana, nelle seguenti sedi, maestri come:

  • Bari, Cagliari e Parma: Olimpio Cozzolino
  • Bologna: Maurizio Pincherle
  • Ferrara: Eugenio Schwarz –Tiene
  • Firenze: Carlo Comba
  • Genova: Giovanni de Toni
  • Napoli: Luigi Auricchio
  • Padova, Pavia e Roma: Gino Frontali
  • Parma: Cozzolino e Laurinsich
  • Sassari: Luigi Auricchio e C. Careddu
  • Siena e Bologna: Gaetano Salvioli

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