a cura del Prof. Giorgio Pitzalis
In Italia, si registrano ogni anno circa 350 morti per annegamento, con il 47% delle vittime sotto i 15 anni.
Questo dato evidenzia l’importanza di una maggiore consapevolezza e prevenzione per evitare tragedie, soprattutto tra i più giovani.
L’annegamento rappresenta una delle principali cause di morte accidentale nel mondo.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nell’ultimo decennio, circa 2,5 milioni di persone sono morte per annegamento a livello globale.
Le vittime più frequenti di questa tragedia sono i bambini, in particolare quelli tra 1 e 4 anni, seguiti da quelli di età compresa tra 5 e 9 anni.
In occasione della Giornata Mondiale per la Prevenzione dell’Annegamento, che si celebra ogni anno il 25 luglio, il Ministero della Salute italiano ha ribadito l’urgenza di intensificare le misure preventive.
I dati Istat relativi alla mortalità per annegamento in Italia, nel periodo dal 2017 al 2021, indicano 206 decessi nella fascia di età 0-19 anni, con una media annuale di circa 41.
Di questi, più dell’80% sono maschi e il 47% ha meno di 15 anni.
Questi numeri rivelano un problema significativo che richiede interventi mirati per la sicurezza dei bambini e degli adolescenti in acqua.
Per prevenire gli annegamenti, è fondamentale evitare di immergersi in caso di mare mosso o in prossimità di specchi d’acqua dove sono presenti correnti di ritorno.
È essenziale essere consapevoli delle condizioni del mare prima di immergersi.
Bisogna osservare attentamente la segnaletica e seguire le indicazioni dei bagnini e dei sorveglianti. Queste misure possono aiutare a identificare zone pericolose e comportamenti da evitare.
L’educazione all’acquaticità dovrebbe iniziare fin dalla prima infanzia.
Insegnare ai bambini a nuotare e a comportarsi in acqua in modo sicuro può ridurre significativamente il rischio di incidenti.
Le lezioni di nuoto e la consapevolezza delle norme di sicurezza in acqua sono strumenti fondamentali per prevenire gli annegamenti.
È anche importante evitare di tuffarsi in acqua repentinamente dopo aver mangiato o dopo un’esposizione prolungata al sole, poiché queste condizioni possono aumentare il rischio di crampi o malori.
Inoltre, è consigliabile evitare tuffi da scogliere o in zone non protette, e prestare sempre attenzione a immergersi solo in acque di profondità adeguata.
Le acque poco profonde possono rappresentare un pericolo significativo, soprattutto se non si è consapevoli della presenza di rocce o altri ostacoli.
Secondo ulteriori dati, a livello globale, l’annegamento rappresenta circa il 7% di tutte le morti legate a lesioni.
Ogni anno, oltre 320.000 persone muoiono per annegamento, con un tasso di mortalità particolarmente elevato tra i bambini di età inferiore ai 5 anni. In molte regioni, come l’Africa e l’Asia sudorientale, i tassi di mortalità per annegamento sono molto più alti rispetto ad altre parti del mondo.
Ad esempio, in Bangladesh, l’annegamento è una delle principali cause di morte tra i bambini, con migliaia di decessi ogni anno.
In Italia, le principali cause di annegamento includono la mancanza di sorveglianza adeguata, la scarsa consapevolezza dei rischi legati all’acqua e la mancanza di competenze natatorie.
Le campagne di sensibilizzazione e i programmi di educazione alla sicurezza in acqua sono essenziali per affrontare questi problemi.
Le scuole, le organizzazioni comunitarie e le istituzioni sanitarie devono collaborare per diffondere informazioni cruciali sulla prevenzione degli annegamenti e promuovere comportamenti sicuri in acqua.
In conclusione, la prevenzione degli annegamenti richiede un approccio mutidisciplinare che include l’educazione, la consapevolezza e l’implementazione di misure di sicurezza adeguate.
È essenziale che tutti, dai genitori ai responsabili delle politiche pubbliche, comprendano l’importanza di proteggere i bambini e i giovani dai rischi legati all’acqua, per ridurre significativamente il numero di tragiche perdite ogni anno.