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La dieta senza glutine: necessità, moda o business? Parte quarta.

Un’alimentazione senza glutine non aiuta a mantenere la linea, non migliora la funzionalità dell’intestino, non disintossica e non migliora l’aspetto della pelle.

Se non ci sono reali problemi di salute, come la celiachia, ridurre o addirittura eliminare, il glutine dalla propria dieta può condurre a un regime dietetico molto restrittivo.

In alcuni casi anche sbilanciato perché quasi del tutto privo di carboidrati, la nostra fonte principale di energia.

Inoltre, eliminare il glutine dalla dieta in maniera arbitraria non rende possibile, nel medio-lungo periodo, la diagnosi medica di malattia celiaca che risulta essere ultimamente piuttosto frequente: 1 caso ogni 80-100 individui.

Esiste poi la NCGS (acronimo dell’inglese Non-celiac gluten sensitivity), un disturbo completamente diverso dalla celiachia e la quasi totalità delle persone che ne soffrono non diventerà mai celiaca.

Si comincia quindi a fare finalmente chiarezza sui motivi per cui alcuni soggetti, negativi al test per il morbo celiaco, traggono comunque beneficio da una dieta priva o povera di glutine

Si stima che, se il numero di celiaci in Italia è di circa 600.000 unità, i pazienti con sensibilità diretta al glutine possano essere almeno tre milioni.

Sembra che la sensibilità diretta al glutine sia quindi una sorta di disturbo che, potenzialmente, è in grado di colpire 1 paziente su 20.

La sensibilità correlata al glutine implica dei sintomi molto simili a quelli che si palesano nella celiachia e nell’allergia al grano, rendendo quindi necessario, per la sua diagnosi, l’esclusione di queste patologie

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