A cura di Giorgio Pitzalis
2 gocce di vitamina D al giorno tolgono la “ciccia” di torno?
È colpa della carenza di vitamina D se molti bambini sono obesi?
È questa una ipotesi rivoluzionaria che attende ulteriori conferme a livello medico scientifico. La ricerca, pubblicata recentemente sulla prestigiosa rivista American Journal of Clinical Nutrition è stata condotta da ricercatori dell’università del Michigan (Usa) coordinati dall’epidemiologo Eduardo Villamor insieme al team di studiosi dell’Universidad Nacional de Colombia (The American Journal of Clinical Nutrition, Volume 92, Issue 6, 1 December 2010, 1446–1451).
Dalla loro indagine è emerso che chi aveva una carenza di vitamina D, aveva il 90% di possibilità di diventare obeso.
La propensione ad accumulare adipe addominale e a ingrassare rapidamente sarebbe quindi legata a un deficit di vitamina D.
La relazione tra carenza di vitamina D e problemi di sovrappeso o di obesità infantile è importante per diversi motivi. L’accumulo di grasso addominale, infatti, è considerato causa prima del fisico “a forma di mela”, una morfologia che espone il soggetto a un maggior rischio di diabete di tipo 2 precoce e, in età adulta, all’insorgenza di altre patologie a danno dell’apparato cardiovascolare.
La ricerca, durata circa 30 mesi (tra il 2006 e il 2009), è sta effettuata a Bogotà, in Colombia, su un campione di 479 bambini tra i 5 ed i 12 anni di età.
Il team scientifico dell’Università del Michigan ha prelevato e analizzato campioni di sangue a inizio ricerca, individuando così situazioni di deficit di vitamina D nel 10% dei soggetti monitorati e livelli insufficienti di vitamina D nel sangue in un altro 46%.
Inoltre, i ricercatori hanno fatto ricorso ad altri indicatori biometrici e antropometrici della quantità di grasso corporeo come l’indice di massa corporea (IMC), la misurazione della circonferenza della vita e il rapporto tra pliche subscapolare e tricipitale.
“Nella fase iniziale della ricerca abbiamo constatato che i bambini con i livelli di vitamina D nel sangue più bassi tendevano ad aumentare di peso più velocemente dei coetanei con livelli vitaminici più elevati” – ha dichiarato il professor Villamor. In più, a situazioni di carenza di vitamina D corrispondevano sia l’accumulo più vistoso di grasso addominale sia – esclusivamente nei soggetti di sesso femminile – problemi di crescita in altezza.
A prima vista può sembrare paradossale che in una città come Bogotà, situata nella fascia subtropicale dove l’esposizione alla luce del sole non rappresenta certo un problema, siano stati riscontrati tanti casi di carenza di vitamina D.
Tuttavia, ci possono essere varie spiegazioni al fatto che persone che vivono in un clima subtropicale non restano esposte al sole abbastanza a lungo da avere livelli adeguati di vitamina D. Non a caso, la situazione riscontrata a Bogotà si ritrova in altre aree subtropicali come la metropoli di San Paolo, in Brasile, e in Costa Rica.
Insomma, si tratta di uno studio rivoluzionario. Per la prima volta l‘obesità infantile avrebbe una causa facilmente risolvibile.
Sarebbero infatti sufficienti 2 gocce al giorno di vitamina D per evitare una futura obesità.
Forse è troppo bello per essere vero ma perché non integrare con vitamina D una corretta alimentazione? La vitamina D, come le altre vitamine liposolubili è assorbita a livello intestinale insieme ai lipidi. L’organo di deposito principale è rappresentato dal fegato.
Varie sono le forme di vitamina D, ma le principali sono rappresentate dalla vitamina D2 (ergocalciferolo) che deriva dall’ergosterolo di origine vegetale e dalla vitamina D3 (colecalciferolo) che deriva dal 7-deidro-colesterolo di origine animale.
Le due forme hanno nell’uomo un’attività simile ed entrambe sono trasformate nella forma attiva per azione fotochimica dei raggi ultravioletti della luce solare a livello del tessuto cutaneo.
La vitamina D regola il metabolismo del calcio e del fosforo per il processo di ossificazione, favorendo l’assunzione e la fissazione dei minerali. Sintomi carenziali sono il rachitismo (deformazione delle ossa) nei bambini e l’osteomalacia negli adulti che si manifesta con intensa decalcificazione e rarefazione delle ossa del torace, del bacino e degli arti.
Dosi eccessive (60.000 U.I. il giorno) possono provocare ipercalcemia, debolezza muscolare, apatia, cefalea, nausea, vomito, diarrea, perdita di peso, ipertensione arteriosa, aritmie cardiache.
Il soggetto normale adulto probabilmente sintetizza quantità sufficienti (circa l’80%) di vitamina mediante esposizione al sole ed un’alimentazione variata.
Al contrario, è necessaria una somministrazione della vitamina nei primi 12 mesi di vita, pari a 10 mcg (400 Unità internazionali), nel periodo dell’accrescimento e dell’età adulta. Dove è possibile trovare la vitamina D? essenzialmente in alcuni pesci grassi come salmone e aringa, nonché nel latte e derivati, fino ad arrivare al famoso e tanto vituperato olio di fegato di merluzzo.
Come fare tesoro di queste nuove evidenze? Alimentazione corretta, esposizione quanto più possibile ai raggi solari e integrazione vitaminica. Insomma, giustopeso a tutti!