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Prendersi cura della vita

In puero homo – prendersi cura della vita, ha la finalità di fronteggiare ed esaminare le diverse tematiche legate al mondo dell’infanzia, fin dal concepimento, attraverso l’analisi delle sempre nuove sfide ad una convivenza serena.

Modifiche del clima, dei comportamenti, dei rapporti con gli individui, scenari socio-economici sempre più instabili, stanno via via modificando i rapporti interpersonali e intergenerazionali. Tutto questo rende estremamente difficile prendersi cura della vita.

Nel bambino (c’è) l’uomo, scriveva Leonardo da Vinci, a significare che già da bambini portiamo dentro di noi gli elementi fisici e caratteriali che manifesteremo pienamente da adulti.

Ovviamente è indispensabile una giusta genitorialità, cosa che ultimamente è di difficile riscontro.

In puero homo – prendersi cura della vita, rappresenta un team di figure sanitarie competenti nei diversi campi di azione e desiderose di rispondere ai sempre più complessi perché della vita.

Fare prevenzione e risolvere per tempo i problemi impedisce di ritrovarsi, “all’improvviso” nella impossibilità di dare una risposta di senso a comportamenti molto spesso ritenuti assurdi.

È come se il pianoforte della vita si sia “arricchito” di infinite note.

Ma siamo sicuri che il risultato finale è una gradevole melodia? Non avete anche voi l’impressione che la tecnologia ed i tanti oggetti ci rendano sempre più inabili a capire il nostro vero io?

In puero homo – prendersi cura della vita, attraverso numerosi specialisti (pediatri, immunologia, psicologi, neuropsichiatri infantili, tecnologi, mass-mediologi), analizzerà alimenti, oggetti, farmaci e tutto quanto attiene alla sfera pediatrica-genitoriale.

Di seguito riportiamo due temi interessanti l’età pediatrica: obesità e ipertensione arteriosa

Obesità in Italia

In Italia, secondo le statistiche dell’Istat e del Servizio sanitario nazionale 21 milioni di cittadini sono in sovrappeso e di questi ben 6 milioni risultano, a tutti gli affetti, obesi.

L’eccesso di peso colpisce quasi un italiano maggiorenne su due e un bambino su quattro.

Ed è allarme rosso anche dal primo Italian obesity barometer Report (2019); la relazione sulla diffusione dell’obesità nel nostro Paese rileva 23 milioni di adulti sovrappeso-obesi (46% del totale) e 1.700.000 bambini.

A questo proposito alcune proiezioni per il futuro sono davvero impressionanti: l’Istituto Superiore della Sanità ha elaborato delle previsioni per i prossimi decenni, ed è emerso che, se non miglioriamo gli stili di vita, entro i prossimi 15 anni avremo il 70 % degli uomini e il 50% delle donne con diversi chili di troppo (Stati Uniti, Messico).

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Proiezione di crescita dei tassi di obesità entro il 2030 nei paesi OECD – Obesity Update 2017

Del fenomeno non è immune anche l’Italia con tassi di obesità che potrebbero raggiungere il 13% entro lo stesso periodo. Nel nostro Paese quindi, gli obesi potrebbero essere quasi 8 milioni.

Previsioni tutt’altro che irrealistiche: già oggi superano il 13% di obesi le tre principali regioni del Sud (Campania, Sicilia e Calabria).

Nel Lazio i tassi di individui in sovrappeso sono superiori (31,7%), anche se di poco, alla media nazionale (31,5%) FONTE: Sistema Nazionale di Sorveglianza P.A.S.S.I. 2017.

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Riguardo invece ai soggetti obesi, sempre nel Lazio, la percentuale è pari al 9,3% della popolazione, rispetto ad una media nazionale del 10,6% (FONTE: Sistema Nazionale di Sorveglianza P.A.S.S.I. 2017).

Prendersi cura della vita

I pericoli dell’obesità

L’obesità causa gravi problemi all’organismo, tanto che è stata associata ad una riduzione dell’aspettativa di vita di circa 10 anni e a una riduzione dell’aspettativa di vita in buona salute di circa 20 anni.

In particolare il sovrappeso-obesità causa il diabete tipo 2, l’ipertensione arteriosa, la dislipidemia, la cardiopatia ischemica, l’insufficienza respiratoria con sindrome delle apnee notturne, l’osteoartrite solo per citare le principali.

Più di recente è emerso che l’obesità causa un numero elevato di neoplasie, che interessano prevalentemente, ma non solo, l’apparato gastrointestinale.

L’obesità è anche una malattia con forti implicazioni sociali, non solo per il costo umano ed economico delle sue conseguenze sulla salute, ma anche perché è spesso associata a severe discriminazioni psicologiche.

Un’emergenza sanitaria

Possiamo ormai considerare l’obesità un’emergenza sanitaria, con serie conseguenze per gli individui e la società in termini di riduzione sia dell’aspettativa sia della qualità della vita, e notevoli ricadute economiche.

Come si cura l’obesità

L’unica terapia valida nel medio e lungo termine è, soprattutto in campo pediatrico, l’educazione alimentare.

È infatti fondamentale operare con leggerezza, senza ossessioni, e senza inutili prescrizioni.

Costi sociali dell’obesità

In Occidente, l’eccesso di peso drena tra il 4 e il 10% della spesa sanitaria e in Italia il costo sanitario è compreso tra 6,5 e 16 miliardi di euro, ogni anno, tra spese aggiuntive del Servizio sanitario nazionale e assenteismo per malattia.

Un paziente sovrappeso, mediamente, rappresenta una spesa aggiuntiva, per l’assistenza sanitaria di 450-550 euro a testa.

Gli individui appartenenti alla classe di BMI (indice di massa corporea) compresa tra 35 e 40 generano una spesa superiore del 50% della spesa delle persone normopeso, mentre gli ultra obesi (BMI maggiore di 40) raddoppiano la spesa (un incremento del 100%).

Obesità e malnutrizione

Esiste infine il tragico paradosso dell’obesità: fame e spreco di cibo crescono.

Ogni anno l’Italia butta via 5,1 milioni di tonnellate di alimenti, cioè 12,6 miliardi di euro.

A livello mondiale si buttano via circa 1,6 miliardi di tonnellate di cibo, per un valore di 1.200 miliardi di dollari.

È questo un delitto imperdonabile che vale un terzo della produzione globale e che tende ad aumentare.

Se non ci saranno interventi decisi, tra 12 anni si butteranno 2,1 miliardi di tonnellate di cibo, per un valore di 1,5 bilioni di dollari (The Boston Consulting Group, report Tackling the 1,6 Billion Ton Food Loss and Waste Crisis).

Giustopeso Italia – prendersi cura della vita

Perché è nata l’associazione no profit Giustopeso Italia

Mangiamo troppo?

Non solo, spesso mangiamo male e in maniera distratta. Altri motivi di questa epidemia sono l’eccessiva disponibilità di cibo a buon mercato e l’eccessiva sedentarietà.

Tra l’altro siamo assediati da messaggi pubblicitari di prodotti alimentari e, se è vero che la pubblicità ci invita a mangiare di tutto è anche vero che i modelli proposti sono giovani, magri e scattanti.

E quindi, una volta diventati sovrappeso, ecco che altri messaggi pubblicitari ci propinano prodotti e pillole miracolose per perdere peso.

Evitiamo quindi di riempirci oltre misura di cibo, per poi sottoporre il nostro fisico a diete scomposte ed attività fisica eccessiva.

Cerchiamo, insomma, di imparare a mangiare per vivere e non vivere passando il tempo a mangiare come capita ed in maniera eccessiva.

L’Associazione no profit Giustopeso Italia e il sito web www.giustopeso.it, che nello svolgimento della propria attività non persegue alcun fine di lucro, si prefigge ed ha lo scopo sociale di istruire, informare, sostenere i cittadini, ponendosi come obbiettivo principale una corretta informazione nutrizionale, in linea con i dettami della dieta mediterranea.

È obbiettivo primario dell’associazione, quello di creare un punto di riferimento per l’istruzione delle persone e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, riguardo la rilevanza sociale e sanitaria del problema dell’eccesso ponderale (sovrappeso, obesità), dei disordini alimentari (bulimia, anoressia) e delle patologie cibo-correlate (ipertensione arteriosa, diabete, malattie cardiovascolari, ecc.).

L’organizzazione si prefigge di:

    1. organizzare incontri e convegni di studio, nazionali e internazionali, cicli e corsi di insegnamento per adulti, bambini, insegnanti, nonché partecipare ad iniziative dello stesso tipo, con altre Associazioni ed istituzioni italiane e/o estere;

      1. istituire laboratori, condurre studi e ricerche, effettuare seminari e conferenze, nazionali ed internazionali, cicli e corsi di formazione, relativamente all’attività istituzionale;

        1. effettuare raccolta di fondi economici e/o risorse alimentari eccedenti ai fabbisogni, al solo fine di trasferire tali beni in ambiti e contesti bisognosi di effettivo aiuto. In questo potrà avvalersi di collaborazioni con Enti, Cooperative, Organizzazioni no profit, via via identificate, conformi alla natura costitutiva di Giustopeso Italia.

          1. dar vita ad un periodico scientifico e culturale per informare, divulgare e promuovere l’attività via via svolta dall’Associazione a favore dei propri associati e per pubblicare contributi a questa relativi;

            1. creare siti web, utilizzare i media o altri mezzi di comunicazione, per la divulgazione di corrette informazioni nutrizionali.

Giustopeso Italia e la dieta mediterranea

La dieta mediterranea. Pane, pasta, legumi, latte e formaggi, olio d’oliva, frutta, verdure ed ortaggi, pesce e carni alternative sono i cibi più rappresentativi della tradizione alimentare mediterranea, tradizione che anche nei Paesi più industrializzati viene oggi proposta come modello ideale di alimentazione, sulla base di vasti studi epidemiologici.

Esistono infatti valide prove scientifiche che una alimentazione come quella tradizionale mediterranea riduce notevolmente i rischi di insorgenza di obesità, aterosclerosi, diabete, ipertensione, malattie digestive, ecc.

Vengono così rivalutate le sane e più tipiche abitudini alimentari dei popoli come quello italiano; abitudini che peraltro sono state oggi da noi abbandonate, perché considerate espressione di “vita povera”, sulla via del consumismo importato dalle società industriali.

Come conseguenza, oltre a spendere molto di più, mangiamo male (cioè in modo poco equilibrato) e troppo (mediamente 1000 kcalorie più del necessario ogni giorno).

Tra l’altro, gli alimenti tipici della tradizione mediterranea sono adatti anche a formare facilmente dei “piatti unici”, capaci cioè di fornire da soli l’apporto nutritivo degli usuali “primo” e “secondo”, sostituendoli efficacemente ed economicamente in una singola portata.

Esempi tipici: pasta e fagioli (o ceci o lenticchie), lo spezzatino di patate, le paste asciutte con condimento di carni e formaggi, i minestroni con formaggio grattugiato, la pizza, ecc.

Ipertensione arteriosa

Tradizionalmente, la Pediatria si occupa del mantenimento della salute e della prevenzione delle malattie, attraverso la promozione di una buona alimentazione.

Una nutrizione adeguata esercita, infatti, importanti conseguenze tanto sulla salute, in generale, quanto sulla crescita e sullo sviluppo del bambino, in particolare (e ancor più in età evolutiva).

L’apporto di elementi nutritivi appropriati esercita inoltre un ruolo essenziale nel trattamento di diverse patologie e contribuisce a ridurre la morbilità e la mortalità connesse con numerose affezioni croniche e debilitanti.

Negli ultimi anni il personale sanitario ha iniziato a preoccuparsi non solo degli effetti immediati dell’alimentazione del bambino, ma anche dei suoi effetti a distanza sulla salute e sulla longevità in età adulta.

Non vi è dubbio che molte condizioni patologiche riconoscono la loro origine durante la vita fetale, la prima infanzia e la fanciullezza, e che la predisposizione a queste affezioni è in parte ereditaria, ma è in parte connessa anche con certi fattori ambientali.

Quantunque in questo campo siano state effettuate numerose ricerche sperimentali e cliniche, l’impressione generale è che queste ricerche abbiano fatto sorgere numerosi interrogativi nuovi, soltanto una minoranza dei quali ha, fino ad ora, ottenuto una risposta.

Si è verificata una notevole diminuzione dei decessi causati da malattie cardiovascolari e ictus cerebrale, ma questi insulti, gli infarti del miocardio e le insufficienze renali, sono ancora responsabili di oltre il 50% dei decessi che si verificano annualmente nella popolazione adulta.

La principale causa di cardiovasculopatie e ictus è rappresentata dall’ipertensione arteriosa, che si osserva in circa il 20% degli individui adulti.

In età pediatrica le interazioni fra fattori genetici e ambientali possono manifestarsi precocemente.

Il comportamento della pressione arteriosa in età adulta può essere previsto in base ai valori pressori rilevati in età infantile, già a partire dai 4 anni di età. Molte ricerche sull’ipertensione essenziale hanno indicato che lo sviluppo di una condizione ipertensiva è dovuto, in qualche modo, a un’accentuata suscettibilità genetica nei confronti di una serie di fattori ambientali, fra i quali il consumo alimentare di sodio può essere il più importante.

Nei paesi non industrializzati, le popolazioni che evidenziano ridotti livelli medi di pressione arteriosa sono numerose.

I componenti di queste popolazioni sono rappresentati da individui magri e attivi che consumano, con gli alimenti, una scarsa quantità di sodio e un’elevata quantità di potassio.

La loro pressione arteriosa tende ad aumentare quando questi individui sono sottoposti ad una dieta di tipo “occidentale”.

A questo proposito l’obesità non sembra essere un essenziale fattore di rischio, in quanto, nelle popolazioni magre e attive, che consumano una grande quantità di sodio, la diffusione dell’ipertensione arteriosa è sovrapponibile a quella rilevata nella popolazione americana.

È stato poi dimostrato che, negli individui con ipertensione essenziale, una diminuzione del peso corporeo, con o senza limitazione dell’assunzione di sodio, è in grado di determinare un calo pressorio.

Da diversi decenni i produttori di alimenti per l’infanzia hanno smesso di aggiungere sale ai cibi dei bambini, ma questo provvedimento ha esercitato scarsi effetti per quanto riguarda il sale consumato dai bambini nel secondo semestre di vita, perché troppo spesso i genitori sono orientati a una precoce introduzione di alimenti preparati in ambiente domestico.

Nelle età successive si assiste a un vasto consumo e pubblicità di alimenti pronti, snack e fast food.

In linea generale una diminuzione dell’apporto calorico permette di ottenere, attraverso un decremento ponderale, una riduzione della pressione arteriosa.

Anche il consumo di calcio e potassio, negli individui ipertesi, risulta costantemente inferiore.

Infine un aumento dell’apporto alimentare di fibre vegetali si accompagna a una diminuzione dei valori della pressione arteriosa.

Aterosclerosi

Fin dalla prima infanzia sono presenti deposizioni lineari di grasso a livello dell’aorta.

Tra i 10 e i 25 anni la superficie dell’aorta interessata da infiltrazioni adipose aumenta progressivamente dal 7% al 23%.

È stato inoltre rilevato che i livelli ematici di LDL-colesterolo sono tanto più elevati quanto maggiore è l’apporto di colesterolo con l’alimentazione (e minore il rapporto acidi grassi polinsaturi/saturi).

Il consumo di forti quantità di carboidrati conduce ad una diminuzione del HDL-colesterolo e ad un aumento dei trigliceridi.

Nei bambini obesi una riduzione dell’apporto calorico complessivo ha condotto ad un’efficace diminuzione dei livelli sierici di colesterolo.

L’esecuzione di uno screening in età infantile, per il precoce rilievo di ipertensione e aterosclerosi, è fortemente raccomandata.

Dovrebbero essere sottoposti a screening tutti gli individui con dati familiari di infarto prima dei 55 anni, vasculopatie, diabete, bambini con genitori che presentano alterate concentrazioni sieriche di lipidi, bambini o adolescenti sovrappeso/ obesi o ipertesi.

Le raccomandazioni per i bambini, relativamente alla prevenzione dell’aterosclerosi sono le seguenti:

  • alimentazione esclusiva con latte materno (quando possibile) durante tutto il primo anno di vita
  • alimenti per il divezzamento senza aggiunte di zucchero o sale da cucina
  • apporto alimentare appropriato per il mantenimento di un peso corporeo ideale
  • apporto di grassi che si limiti a soddisfare il 35% dell’apporto calorico complessivo. Fra i grassi alimentari dovrebbe essere compreso l’acido linoleico (olio extravergine di oliva)
  • apporto appropriato di cereali integrali, di frutta e di verdura, e ridotto apporto di sale e zucchero raffinato
  • svolgimento di una adeguata attività fisica.

Ovviamente questi interventi dovrebbero essere effettuati sull’intera famiglia al fine di comportare un deciso e stabile mutamento delle abitudini di vita, difficili da modificare nelle epoche successive.

Nelle ultime decadi, il miglioramento delle condizioni di nutrizione si è tradotto in un aumento delle affezioni “da ipernutrizione”, come l’obesità, il diabete, l’ipertensione, le coronaropatie e l’ictus cerebrale.

Sempre più ampie sono inoltre le prove del fatto che l’alimentazione di tipo occidentale si accompagna a un’aumentata incidenza di neoplasie maligne dell’apparato gastroenterico.

Insomma: prendiamoci cura della vita. Giustopeso è il vostro faro.

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