Il mal di pancia nel bambino. Nella maggioranza dei casi si tratta di alterazioni funzionali gastrointestinali perché solo nel 5-10% dei pazienti è possibile individuare una causa organica del dolore.
Dispepsia e dolore funzionale.
La dispepsia può essere definita come una digestione difficile o alterata, in generale uno stato di disordine gastrico.
In questi pazienti si possono avere una varietà di sintomi quali: il senso di bocca amara, eruttazione acida, senso di ripienezza, alito cattivo, senso di fastidio addominale.
Nella dispepsia funzionale il dolore viene riferito nella regione epigastrica, può essere continuo o ricorrente e non migliora con le evacuazioni.
Nel 30% dei casi non vi sono altre malattie ma siamo soltanto in presenza di dispepsia funzionale. In alcuni casi la dispepsia funzionale inizia dopo una infezione virale. Dopo aver escluso patologie gastroenterologiche devono essere prese in considerazione problematiche familiari o sociali del bambino.
Importante è l’alimentazione del bambino che deve eseguire poche regole fondamentali. È corretto fare sempre 5 pasti al giorno (colazione del mattino, spuntino, pranzo, merenda, cena).
Evitare tutto ciò che è confezionato (merendine, snack dolci o salati) o succhi, thè, biscotti. Incrementare l’assunzione di frutta, verdura e latte (anche senza lattosio). A questo proposito, di seguito riportiamo alcuni consigli alimentari.
Suggerimenti dietetici per pazienti con dispepsia di origine nervosa.
Prima colazione e merenda:
- Frutta a scelta tra prugne cotte, purea di mele, banane mature.
- Pane fresco, pane bianco raffermo, fette biscottate
- Bevande a scelta fra latte delattosato o yogurt parzialmente scremato, caffè molto leggero, cacao molto leggero.
Pranzo e cena:
- Pasta o riso cotti al dente.
- Pane fresco, pane bianco raffermo, fette biscottate
- Carni magre, pollo lesso o arrosto, tacchino. Pesce bollito.
- Uova: 2 uova a settimana in camicia o alla coque
- Formaggi: formaggi non fermentati
- Le salse sono assolutamente vietate.
- Vegetali: patate lesse, passati di verdura cotta (spinaci, melanzane, piselli, fagiolini, carote, rape, insalata).
- Dessert, budini di latte scremato semplice o alla vaniglia, gelatine di frutta, pan di Spagna, mele al forno, pere sciroppate, fragole, banane.
- Bere acqua non gassata
Sindrome del vomito ciclico, emicrania addominale e aerofagia.
La sindrome del vomito ciclico è caratterizzata da due o più episodi di nausea intensa e vomito che durano ore o giorni, seguiti da lunghi periodi di benessere.
Possono essere presenti anche pallore, debolezza, ipersalivazione.
In genere nell’anamnesi familiare è possibile che siano presenti sintomi quali emicrania, chinetosi ed altri disturbi funzionali dell’intestino.
Simile in quanto a comparsa improvvisa e sintomatologia è l’emicrania addominale.
Il dolore è intenso e può essere presente cefalea e fotofobia.
Devono essere escluse patologie, anche extraintestinali e intrapreso un percorso di corretti stili alimentari. Altro sintomo presente negli ambulatori gastroenterologi pediatrici è l’aerofagia (ingestione involontaria di aria), con relativa distensione addominale e dolorabilità diffusa, in genere periombelicale. Ovviamente devono essere evitati chewing gum e caramelle in genere.
La rassicurazione del bambino e dei genitori è fondamentale, ovviamente dopo aver escluso patologie organiche.
Sindrome dell’intestino irritabile.
È esperienza comune che le emozioni possono influenzale l’attività gastrointestinale, provocando sintomi come meteorismo, dolori addominali non importanti e variabili accompagnati da irregolarità dell’intestino.
La sintomatologia è in stretto rapporto con lo svuotamento dell’alvo e in genere migliora dopo l’evacuazione.
L’accrescimento statuto-ponderale è nella norma. Sono sintomi estremamente comuni e possono corrispondere a semplici disfunzioni o rappresentare manifestazioni di esordio di gravi malattie organiche.
Per definizione è una diagnosi di esclusione. È opinione generale che alcuni elementi di giudizio rendano improbabile una patologia organica.
Essi comprendono una lunga storia di sintomi, l’età relativamente giovanile, l’assenza di calo ponderale, di sintomatologia dolorosa notturna, di sangue nelle feci e, infine, la presenza di disturbi della sfera emotiva.
Questa condizione colpisce quasi un terzo della popolazione; tuttavia una minoranza dei pazienti si rivolge al medico.
Una caratteristica importante è che abitualmente il dolore viene indicato con la mano aperta, come ad esprimere che non è localizzato in un punto specifico dell’addome.
È stato ipotizzato che la carenza di fibre alimentari nella dieta occidentale possa giocare un ruolo importante, perché la sindrome dell’intestino irritabile è praticamente sconosciuta in popolazioni come quelle africane, che assumono una dieta ricca di fibre.
A questo proposito è comunque consigliato assumere 5 porzioni (pari al volume del tuo pugno) di frutta e/o verdura ogni giorno.
Le intolleranze (es. glutine, lattosio) e le allergie alimentari possono provocare sintomi analoghi a quelli dei pazienti con sindrome dell’intestino irritabile. Si può facilmente calcolare che il costo sociale della sindrome, in termini di spese sanitarie e di assenze dal lavoro, è estremamente elevato.
In conclusione.
L’addome è spesso il “teatro delle emozioni” e il sintomo più comune di un disordine funzionale è il dolore od un suo equivalente.
Il dolore viscerale puro a carico dell’addome di solito è il risultato di alterazioni della tensione della muscolatura liscia, ad esempio spasmo o distensione.
Un supplemento di fibre solubili nel caso del colon irritabile è controindicato e, anzi, può portare ad un aumento del dolore addominale.
I farmaci miorilassanti possono essere attivi sulla muscolatura liscia, ma sono da valutare caso per caso soprattutto in età.
A questo proposito non è chiaro se gli effetti positivi siano o meno dipendenti dall’azione più generale che questi farmaci esercitano sulla sfera psicologica.
Per tutto questo la diagnosi delle patologie gastro-intestinali, soprattutto nel bambino, è inevitabile che rappresentino sempre una sfida per ogni clinico.