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Nuovi alimenti in arrivo sulle nostre tavole?

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Nel 2019 potrebbero esserci diversi nuovi alimenti sulle nostre tavole grazie al Regolamento del 2015, che ha centralizzato e uniformato la procedura di autorizzazione a livello UE.

Grilli o locuste o alimenti sconosciuti ai consumatori europei come il fonio (tipo di cereale senza glutine mangiato in Africa).
Olio a base di trans-cannabidiolo o ancora l’estratto di foglie di ulivo da essere venduto come ingrediente per prodotti a base di cereali, latte e derivati, dolciumi o bevande analcoliche.

Le domande per la commercializzazione di nuovi alimenti all’interno del mercato europeo sono state presentate lo scorso gennaio all’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA).

Alcuni pareri sono stati già forniti dall’EFSA ma bisognerà attendere anche la decisione della Commissione Europea e degli Stati Membri per la distribuzione.
Per i pareri definitivi su alcuni insetti bisognerà attendere circa l’inizio del 2019.

Questi rappresentano soltanto una piccola parte delle 35 richieste di autorizzazione pervenute all’Unione Europea nel 2018.
Tali richieste salgono fino a 38 se si considerano anche quelle per la commercializzazione di cibi distribuiti al di fuori dell’UE e mai in Europa (come il fonio).

Il Capo Unità Nutrizione dell’EFSA Valeriu Curtui afferma:

“Le domande che abbiamo ricevuto finora riguardano principalmente piante o parti di piante, sostanze, estratti, prodotti fermentati o sintetici che le aziende vorrebbero commercializzare soprattutto come ingredienti”.

“Per i nostri pareri analizziamo composizione e ingredienti, il processo di produzione, se ci sono precedenti nell’uso dell’alimento al di fuori dell’Ue, nel caso sia un estratto da una pianta, per esempio, andiamo a studiare le caratteristiche della pianta, se ha mai causato effetti avversi, quindi valutiamo i risultati dei test tossicologici”.

In relazione agli alimenti che sono già commercializzati al di fuori dell’Europa l’autorizzazione è più rapida. Continua infatti:

”sono cibi che devono risultare consumati in Paesi non Ue per almeno 25 anni da una quota significativa della popolazione e con una storia di sicurezza. Durante la procedura di notifica possiamo sollevare obiezioni come possono farlo anche le agenzie per la sicurezza alimentare nazionali”.

Naturalmente l’approvazione finale spetta sempre ai paesi dell’Unione Europea e alla Commissione Europea.

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