A cura di Giorgio Pitzalis
L’acronimo FODMAP ad indicare un insieme di molecole (Fermentable Oligo-, Di-, Mono-saccharides And Polyols) che sono fisiologicamente incompletamente assorbite nell’intestino tenue.
La quota non assorbita giunge al colon dove viene fermentata dalla flora residente con produzione di gas (H2, CO2, CH4, ecc) e di piccole molecole che fanno aumentare l’osmolarità nel lume intestinale, con richiamo di acqua.
Oggi i FODMAP sono considerati tra i fattori che concorrono a generare i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile. Tra i monosaccaridi è ben noto il fruttosio, il cui assorbimento dipende da un co-trasportatore glucosio-fruttosio-Na
È da notare che il consumo di fruttosio è in aumento nel mondo occidentale, soprattutto come dolcificante ipocalorico (prodotti cosiddetti “senza zucchero”).
Ma in assenza di glucosio, il fruttosio è assorbito per meno del 50%. Anche il lattosio può comportarsi da FODMAP se, dopo lo svezzamento e per lo più in età scolare, si verifica il fisiologico “spegnimento” della lattasi.
E ancora, sono FODMAP i frutto- e galacto-oligosaccaridi (FOS e GOS), i fruttani (inuline), e molti polialcool (sorbitolo, mannitolo).
Va comunque ricordato che i FODMAP hanno anche un ruolo utile nella fisiologia dell’organismo; tra le piccole molecole generate dalla fermentazione vi sono infatti anche quegli acidi grassi a catena corta (acetico, butirrico, propionico) che possono essere assorbiti dal colon, stimolando il riassorbimento di acqua da parte degli enterociti del colon stesso.
Infine, vi sono robuste evidenze che attribuiscono ai FODMAP (in particolare ai fruttani contenuti in frumento, segale, e orzo) i segni e sintomi della cosiddetta “gluten sensitivity”, il che escluderebbe, in realtà, qualsiasi ruolo del glutine.