Alimentazione e Celiachia

Giorgio Pitzalia MD, PhD

Alimentazione e Celiachia. La celiachia o enteropatia glutine-dipendente è una condizione di permanente intolleranza al glutine.

L’introduzione di semplici test (AGA, EMA, anti h-tTG) per la diagnosi non invasiva della malattia ha permesso di ridefinirne completamente sia la distribuzione che la frequenza.

Contestualmente di scoprire che si tratta di una condizione decisamente frequente con una prevalenza simile in tutti i Paesi del mondo (1:100-200).

Oltre alla malattia celiaca classica, esistono le forme latenti (pazienti sintomatici in cui le modificazioni della mucosa intestinale sono lievi e si svilupperanno solo successivamente) e forme silenti (questi soggetti non presentano sintomatologia ma elevati i valori ematici di AGA, EMA, anti h-tTG).

I primi marcatori utilizzati a scopo diagnostico sono stati gli anticorpi antigliadina (AGA) di classe IgG ed IgA, che sono però gravati da sensibilità e specificità piuttosto basse.

L’ingestione di tale proteina in soggetti geneticamente predisposti determina la comparsa della malattia. 

Alimentazione e Celiachia. Questa è caratterizzata da un danno a livello della mucosa dell’intestino prossimale di entità variabile dipendente anche, ma non solo, dalla durata dell’esposizione alla proteina “tossica”.

In caso di positività degli anticorpi anti-endomisio e/o anti-transglutaminasi bisognerà effettuare una biopsia digiunale.

Tale procedura si effettua tramite l’esecuzione di una esofago-gastro-duodeno-scopia durante la quale viene prelevato un campione di mucosa digiunale.


La procedura è rapida, indolore e, per limitare i disagi, viene effettuata una sedazione al paziente.

La biopsia viene considerata positiva per celiachia quando mostra una atrofia totale o parziale della mucosa intestinale.

È importante che il prelievo di sangue e la biopsia siano eseguiti quando il bambino assume ancora il glutine.

L’assunzione di alimenti contenenti glutine non deve essere interrotta prima che una diagnosi di certezza (che si effettua con la biopsia) venga eseguita.

La malattia celiaca rappresenta quindi un malassorbimento della frazione gliadinica di frumento, segale, orzo e avena.

Vietati sono anche i seguenti prodotti derivati dal grano:

  • bulgur,
  • cracked grano,
  • couscous,
  • farro,
  • frick,
  • kamut,
  • greunkern,
  • spelta,
  • seitan.

La tossicità dei cereali appare comunque differente (tab.1)

ALIMENTAZIONE E CELIACHIA 

Alimentazione e Celiachia. I sintomi piu’ frequenti sono:

  • ritardo di peso e/o altezza,
  • diarrea cronica,
  • distensione addominale,
  • irritabilità,
  • dolori addominali ricorrenti,
  • deficit di IgA,
  • ipertransaminasemia,
  • lesioni dello smalto dentario,
  • stanchezza persistente,
  • epilessia con calcificazioni intracraniche,
  • infertilità,
  • aborto spontaneo,
  • ritardato sviluppo mestruale,
  • malattie epatobiliari,
  • cardiopatia dilatativa idiopatica,
  • afte recidivanti,
  • ecchimosi eccessive,
  • osteoporosi ed osteopenia.


L’anemia sideropenica rappresenta comunque il più frequente dei sintomi della celiachia misconosciuta.

Sono note anche associazioni tra malattia celiaca e cromosomopatie (in particolare la sindrome di Down) e malattie geneticamente determinate (es. Sindrome di Williams).

Nel soggetto celiaco la mucosa intestinale si presenta piatta, con iperplasia delle cripte e scarsamente assorbente.

Diagnosi di celiachia è stata posta anche in soggetti sovrappeso ed obesi. (BMJ. 1998 Nov 7;317(7168):F ; Czaja-Bulsa G, Garanty-Bogacka B, Syrenicz M, Gebala A.J Pediatr Gastroenterol Nutr. 2001 Feb;32(2):226).

La terapia è l’esclusione dei cereali contenenti glutine per tutta la vita, al fine di evitare un aumento percentuale di linfomi intestinali in età adulta.

Il 30% dei celiaci che hanno abbandonato la dieta senza glutine, sono affetti da un’importante carenza di calcio a livello osseo. (Cellier C. et al Lancet 2000; 355,806).

Condizione necessaria perchè si sviluppi la malattia è la presenza degli aplotipi HLA di classe II DQ2 e/o DQ8.

L’assenza di questi aplotipi ha un valore protettivo in quanto questi legano con alta affinità i peptici della gliadina e li presentano a specifici linfociti T.

Alimentazione e Celiachia. Altre aree del genoma (cromosoma 5 e 2) sarebbero coinvolte nel determinare la suscettibilità alla malattia.

La somministrazione di endopeptidasi, contestualmente all’ingestione di glutine, potrebbe “neutralizzare” la tossicità derivante dal frammento dell’alfa-gliadine.

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