A cura di Giorgio Pitzalis
Da sempre i modelli alimentari sono influenzati dai comportamenti, dagli stili di vita e dalle condizioni di mercato, appunto tra boom economico e recessione.
L’attuale congiuntura socio-politica (anno di recessione o di boom economico?) ed i continui rincari dei generi alimentari penalizzano la dieta degli italiani; in questo senso la crisi della quarta settimana ha modificato i consumi.
E allora?
Se mangiare bene costa troppo, è giusto cambiare i capisaldi della nostra dieta quotidiana?
Assolutamente no!
È necessario invece porre attenzione a quegli alimenti indispensabili per evitare malnutrizioni e mantenere un corretto stato psicofisico.
Anche in tempi di recessione (perché intanto pensiamo al peggio), è indispensabile suddividere, ogni giorno, 2650 kcal per gli adulti maschi e 2000 kcal per le femmine, in 4-5 appuntamenti con il cibo.
La colazione del mattino.
Deve comunque prevedere latte o yogurt, unitamente a pane o prodotti da forno, eventualmente integrati con frutta di stagione.
Lo spuntino del mattino e del pomeriggio.
Deve prevedere frutta o snack non più calorici di 120 kcal o yogurt, non disdegnando il classico panino.
Il pranzo.
Se casalingo, può benissimo comprendere 70-80 grammi di pasta o riso (ogni giorno), seguito da alimenti proteici di alto valore nutrizionale e di costo contenuto (carni, pesce, uova).
Ovviamente sarà il caso di acquistare i tagli di seconda scelta (provenienti dal quarto anteriore) o di terza scelta (collo, addome e sottospalle), meno pregiati ma di identico valore nutrizionale.
Riguardo al pesce la scelta potrà essere validamente orientata verso il pesce azzurro (acciuga o alice) e la trota.
Da sempre le uova rappresentano una fonte di proteine di alto valore biologico e di costo contenuto.
La cena.
Potrà essere a base di minestre di verdure e legumi o carni di piccola pezzatura o formaggi (40-50 grammi).
Utile, in tempo di recessione, è considerare la quantità degli alimenti proteici da assumere.
Il corretto fabbisogno proteico giornaliero è pari a 1-2 grammi per ogni chilo di peso corporeo.
Tutti i nutrizionisti ammettono che il consumo di carni e derivati nei paesi occidentali è decisamente troppo elevato e sarebbero sufficienti quantità pari alla metà o un terzo di quelle normalmente consumate.
Sono quindi accettati-consigliati quantitativi di 80-100 grammi a pasto o anche meno (non più di 2-3 volte a settimana). La dieta quotidiana deve anche prevedere frutta e verdura.
Indicativamente è necessario per ognuno di noi un volume pari a 5 pugni al giorno.
Se il costo della verdura è proibitivo, utili alternative sono i mercati rionali, i prodotti surgelati e/o gli hard discount.
Il risparmio alimentare passa necessariamente anche attraverso la “filiera corta” e la ricerca di prodotti locali e di stagione, a ”chilometri zero” e/o l’acquisto nei farmers market.
Attualmente, per ogni euro speso dai consumatori in alimenti, ben 60 centesimi vanno alla distribuzione commerciale, 23 all’industria alimentare e solo 17 centesimi agli agricoltori. Così facendo si potrà concorrere a salvare la terra dal surriscaldamento globale.
Sempre in questo periodo molti consumatori riscoprono il pane preparato in casa ed è segnalato il boom degli orti “fai da te”.
In conclusione, non tutto il male viene per nuocere:
l’aumento dei prezzi potrebbe spingere sempre più consumatori ad un consumo informato dei reali fabbisogni alimentari.
D’altra parte costa molto più mangiare fuori casa o comprare alimenti confezionati che accendere i fornelli. Insomma, se ogni nucleo familiare spende 457 euro mensili per la spesa di alimenti e bevande (Istat 2017), alla recessione non deve necessariamente corrispondere un cibo unhealthy!
I cibi-spazzatura ricchi di grassi, zuccheri e sale possono attendere!